Nella periodica conference call di Tesla con gli analisti finanziari molte le conferme e anche qualche sorpresa. A partire da dati di produzione e consegne: nel 2019 Tesla ha battuto ogni precedente record, consegnando un totale di 367.500 vetture, più del minimo promesso (350mila auto) anche se meno del massimo ipotizzato (400mila). Nel 2020 il target è fissato a 500.000 unità.
Sarà marzo 2020 il mese in cui inizieranno le consegne della Model Y, e questo comporterà un balzo in avanti della produzione, sia negli Usa sia in Cina, Paese in cui la minaccia del Coronavirus impatterà su produzione e consegne. Ma passiamo ora a considerare i risultati finanziari, che chiudono il trimestre con un altro utile.
Bilancio finanziario di Tesla nel 2019
Dopo il terzo trimestre 2019 in cui a sorpresa Tesla ha fatto registrare degli utili (indubbiamente festeggiati dal mercato, però non sufficienti da soli per neutralizzare le perdite dei primi due trimestri dell’anno), nel quarto trimestre i dati comunicati sono stati di 7,38 miliardi di entrate (in crescita del 2% rispetto a un anno fa) con un guadagno per azione di 2,14 dollari, superando le stime. L’utile netto si attesta a 105 milioni di dollari.
L’andamento di Tesla in borsa
Il dato sulle vendite 2019 è stato sufficiente a far festeggiare i mercati; da inizio anno infatti il titolo ha preso a salire, per la disperazione degli investitori con posizioni “short” sul titolo, che secondo alcune stime avrebbero collettivamente perso centinaia di milioni di dollari solo nei primi giorni di gennaio. Come capitalizzazione di Borsa, Tesla vale ora oltre 100 miliardi di dollari: più di GM e Ford messe insieme, e da qualche giorno anche più della stessa Volkswagen (93 miliardi). Resta ancora lontana Toyota, a quota 200 miliardi circa. Qualche analista però si è spinto addirittura fino a ipotizzare un target price di 800$ per l’azione Tesla, il che proietterebbe il valore della società in zona 143 miliardi. Intanto nel mercato after hours il titolo è salito del 13%.
Fabbriche Tesla: dalla Cina all’Europa
Molto importante e strategica per Tesla è l’apertura della Gigafactory cinese, completata a tempo di record, partendo da zero, in soli 10 mesi. Il Governo cinese ha concesso i permessi necessari e anche gli incentivi alla vendita (un successo, in tempi di guerre commerciali sui dazi fra USA-Cina, con il rischio di ritorsioni). Già in produzione la Model 3, per la quale si prevede di arrivare a breve a 1000 auto a settimana con un target di 3mila, mentre dovrebbe partire a breve anche la produzione locale della Model Y. Diverse fonti riferiscono che già le prime vetture prodotte in Cina hanno esibito una ottima qualità degli assemblaggi, dato che beneficiano dell’esperienza maturata durante l’avvio travagliato della produzione americana.
Anche in Europa, nel frattempo, si sono fatti passi avanti per la quarta Gigafactory: è stato scelto il sito, che con una mossa coraggiosa e un poco spavalda (ma giustificata dalla facilità d’accesso all’ecosistema industriale e della componentistica tedesca) sarà vicino a Berlino. I tempi per costruire e aprire la fabbrica però non saranno sicuramente brevi come quelli cinesi. Sono già iniziate sia le proteste degli ambientalisti sia i ritrovamenti di ordigni inesplosi della II guerra mondiale da disinnescare. Inoltre sospettiamo che le autorità tedesche non saranno così veloci come quelle cinesi a concedere le autorizzazioni che servono.
La presentazione della Cybertruck, dal discusso design, è stata un successo nonostante qualche piccolo infortunio sulla prova di resistenza dei cristalli: sono state raccolte oltre 250mila prenotazioni nei primissimi giorni. Mentre per la Model Y, un crossover su base Model 3, ci si aspettano numeri se possibile ancora più esaltanti. Musk ha affermato di aspettarsi di vendere 1 milione di Model Y all’anno. Intanto aspettiamo marzo 2020.