Le auto elettriche inquinano dalla generazione di energia, basta bufale guardiamo le opportunità

Serve però una strategia coordinata, perché la diffusione alle auto elettriche e il passaggio alle fonti rinnovabili procedano in sinergia

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auto elettriche inquinano

Uno degli argomenti spesso usati per contestare l’ecologia delle auto elettriche è legato al mix di fonti primarie con le quali funziona, in ogni Paese, il sistema nazionale di generazione di energia elettrica. Le “auto elettriche inquinano a causa delle centrali che generano energia”, è spesso la frase lapidaria che non dovrebbe accettare repliche utilizzata da tanti.

Infatti, specialmente in Paesi come gli USA o la Cina, in cui nelle centrali è ancora prevalentemente usato il carbone, dietro ogni kWh di energia elettrica consumata da un’auto elettrica ci sono sostanziose emissioni CO2.

Quindi il vantaggio delle elettriche rispetto alle termiche non sarebbe una vera riduzione delle emissioni ma solo il loro spostamento fuori dai centri urbani (che già potrebbe rappresentare un vantaggio, visto che potrebbero essere installati dei sistemi più efficienti per la riduzione delle emissioni, non possibili nel caso di numerose fonti microinquinanti come lo sono le auto termiche attualmente).

Dallo spostamento alla riduzione significativa delle emissioni, è possibile

In realtà il modo corretto per vedere il beneficio della diffusione delle auto elettriche è come un “abilitatore” di una futura, o possibile, riduzione del carbon footprint. Nell’immediato c’è senza dubbio lo spostamento delle emissioni e del particolato lontano dall’abitato, ma si pongono anche le basi per una successiva vera riduzione delle emissioni, dipendente questa dai progressi nella migrazione del mix di fonti primarie da fonti fossili verso le rinnovabili.

Ogni Paese al riguardo avrà una sua strategia e una sua velocità di attuazione, ma finché le auto in circolazione sono termiche, se anche il 100% dell’elettricità fosse prodotta con idroelettrico, solare, eolico o nucleare non ci si potrebbe mai pienamente avvantaggiare della riduzione di emissioni CO2. Invece, se tutte le auto in circolazione fossero elettriche, ogni anche piccolo miglioramento nel mix di fonti primarie sarebbe totalmente utilizzato e valorizzato anche nel settore dei trasporti.

Auto elettriche per rendere più stabili le energie rinnovabili

Non solo, ma si deve anche considerare che poiché le fonti primarie rinnovabili sono tipicamente discontinue (a differenza della generazione da fonti fossili o energia nucleare), il fatto di avere molti veicoli elettrici parcheggiati e collegati alla rete elettrica appare perfettamente sinergico con un simile sistema di generazione, in quanto costituirebbe una sorta di immensa (e sparsa) batteria tampone, complemento ideale di un sistema di generazione (anch’esso sparso) il cui output dipende dal luogo, dall’ora del giorno, dalla nuvolosità o dal vento: i momenti critici in cui la generazione è insufficiente sarebbero tamponati non (o non esclusivamente) attingendo a capacità produttiva di riserva basata su fonti fossili, ma sfruttando innanzitutto le batterie delle auto parcheggiate e collegate alla rete.

Naturalmente la rete elettrica dovrà cambiare, dovendo sopportare flussi di energia anche ingenti e rapidamente variabili, diretti non sempre e solo dalle centrali verso gli utilizzatori, ma sempre più spesso fra punti qualsiasi (e continuamente mutevoli) del territorio: ad esempio da una zona momentaneamente ben assolata verso una ricca di veicoli in ricarica, o viceversa da una zona di veicoli parcheggiati e carichi verso una in cui la capacità locale di generazione da rinnovabili è momentaneamente insufficiente.

Lo studio sulle emissioni di anidride carbonica nella generazione di elettricità in Usa

È in questo contesto che si colloca la notizia che un recente studio UCS delle emissioni CO2 prodotte dalla generazione di elettricità nei vari Stati degli Usa. È risultato che nei 5 anni dal 2009 al 2014, grazie allo spostamento verso fonti rinnovabili (in corso in tutto il Paese, ma particolarmente accentuato in California), di fatto il carbon footprint di un’auto elettrica è già oggi, a livello medio nazionale, migliore di quello di qualsiasi auto termica. Infatti, tenuto conto del mix medio nazionale di fonti primarie, un veicolo elettrico ha percorrenze che, se espresse in termini di carburante virtuale corrispondente alle emissioni CO2 delle fonti da cui l’elettricità da esso usata è stata prodotta, sono pari a 73 miglia per gallone: circa 31 km/litro.

In California, in cui la capacità di generazione da energia solare è in crescita più rapida che in qualunque altro Stato Usa, le fonti fossili sono usate così poco che la percorrenza di un veicolo elettrico, dal punto di vista delle emissioni, è paragonabile a una auto termica che fosse capace di percorrere 95 mpg (oltre 40 km/litro).

Addirittura, in distretti in cui la generazione è prevalentemente idroelettrica come avviene nel nord dello stato di New York, lo stesso valore schizza a ben 160 mpg: ossia se un’auto elettrica fosse alimentata con elettricità prodotta con il particolare mix di fonti primarie usate in quell’area, dal punto di vista delle emissioni essa sarebbe equivalente a un’auto termica (del tutto immaginaria) che percorresse oltre 68 km con un litro di benzina.

Conclusione: le auto elettriche hanno bisogno di elettricità per funzionare e per contribuire a ripulire l’atmosfera delle nostre città, ma anche gli investimenti in fonti rinnovabili nella rete elettrica hanno bisogno di tante auto elettriche per poter pienamente dispiegare i loro effetti benefici sulle emissioni CO2 e anche per poter ben affrontare il cronico problema della discontinuità di tali fonti.

Una relazione sinergica, quasi simbiotica, in cui sarebbe compito dei Governi sostenere e guidare una equilibrata e simultanea diffusione sia delle auto elettriche sia dei sistemi di generazione da rinnovabili.

Lasciar fare ai gestori delle varie sottoreti elettriche, e annunciare incentivi occasionali per l’acquisto di auto elettriche, è meglio di niente, ma sarebbe meglio un piano nazionale per gestire e armonizzare le tempistiche dei due fenomeni senza trovarsi in situazioni di squilibrio (che in Italia si sono già verificate, per esempio, nel 2012, a causa di un eccesso di generazione da fonti solari in Puglia che ha costretto Terna a chiedere di poter disconnettere dalla rete alcuni parchi fotovoltaici per evitare sovraccarichi).

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Immagine di apertura
By Jiří Sedláček (Own work) [CC BY-SA 4.0], via Wikimedia Commons


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1 COMMENTO

  1. E se tra qualche tempo ci accorgessimo che:
    – la CO2 non è un gas velenoso ma è l’ossigeno delle piante e non influenza il clima terrestre;
    – il (supposto) picco nell’estrazione di petrolio non viene mai raggiunto e che non è affatto una risorsa ‘fossile’ (non deriva dai depositi di piante e animali del Paleozoico, ma è formato in continuazione all’interno della terra ed è quindi anch’esso una risorsa rinnovabile; vedi teoria abiogenica del petrolio);
    – le malattie respiratorie dipendono solo in minima parte dalla qualità dell’aria ma quasi completamente dal regime alimentare di ciascuno;
    allora questa crociata ecologista tanto di moda si sgonfierebbe quasi del tutto.
    Per la mobilità del futuro mi sembra che il motore a turbina alimentato a gas sia la soluzione più efficiente.

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