Risultati sorprendenti per la O2 Pursuit: autonomia di 100 km e velocità massima di 140 km/h, il tutto solo grazie all’aria compressa
La ricetta della O2 Pursuit, questo il nome della “moto ad aria”, tutto sommato non è difficile: si prende il telaio di una Yamaha WR250R, al posto del classico motore e del serbatoio si piazzano una normale bombola per immersioni e un motore EngineAir rotativo ad aria compressa (per certi versi analogo al motore Wankel).
Per questo tipo di motore inventato dall’avellinese Angelo Di Pietro, classe 1950, il costruttore dichiara un’efficienza del 94.5% e curva di coppia pressochè piatta con coppia significativa già a 0 giri. Il rotore in realtà non ruota intorno a un asse fisso, ma rotola senza attrito nella cavità in cui sono ricavate 6 camere di espansione (contro le 3 di un motore Wankel). Lo spunto iniziale per l’avviamento richiede meno di 1 psi (0.068 bar) di pressione.
Quali i vantaggi rispetto all’altro schema propulsivo per motociclette “green”, quello elettrico? Innanzitutto un tempo di ricarica minimo (minuti e non ore), poi l’assenza di una parte da smaltire in modo controllato a fine vita, come la batteria esausta.
Naturalmente, almeno per il momento, esiste il problema della necessità di una rete di stazioni di servizio in grado di erogare aria compressa, ma l’inventore anche su questo ha un’idea – delle stazioni in cui è possibile scambiare la propria bombola con una già carica. L’equivalente moderno delle stazioni di posta in cui si cambiava cavallo per ripartire anche subito!
Va anche considerato che per comprimere l’aria una qualche fonte di energia serve comunque, quindi l’aria compressa non riduce l’inquinamento ma lo sposta altrove: è un vettore energetico, non una fonte primaria: in questo senso ha lo stesso ruolo dell’idrogeno nei veicoli che lo usano. In ogni caso la moto che si ottiene non trasporta carburante a bordo ed è relativamente leggera.
L’inventore è Dean Benstead, uno studente dell’università RMIT di Melbourne in Australia, e la O2 Pursuit da lui ideata è fra i candidati arrivati in finale per la conquista del James Dyson Award, il riconoscimento che premia la prossima generazione di inventori e progettisti creativi e rivoluzionari.