Saab ha ripreso a produrre, per ora una 9-3 a benzina, ma nel futuro è presente un’auto elettrica. Da vendere in Cina e Svezia. Ma ci riusciranno?
Cominciano ad addensarsi le prime nubi sulla rinascita della defunta Saab. Solo poche settimane fa era tornata agli onori delle cronache in occasione della ripresa delle attività produttive nello staiblimento di Trollhattan.
I programmi annunciati prevedono l’assemblaggio di un piccolo lotto di 9-3 Aero alimentate a benzina, e a seguire la prossima primavera il lancio della 9-3 EV full-electric. Con il dichiarato obiettivo di venderla in Svezia e Cina. Sì, perchè la proprietà della storica casa svedese è ora della NEVS, una joint-venture cino-svedese che ha nello stesso suo acronimo il concetto di veicoli elettrici.
Il punto è: a chi poi saranno venduti? Perchè il mercato europeo degli EV non è che sia così ampio, e in più è presidiato da concorrenti che, NEVS non ne voglia, sono al momento decisamente più presenti e incisivi rispetto alla convalescente Saab.
Che potrebbe quindi vendere in Cina. Ma a quali costi? In Cina i produttori di veicoli elettrici sono numerosi, ed è difficile pensare che Saab possa offrire un prodotto competitivo con i costi di produzione svedesi. Nè può vantare una fama particolare, essendo considerata una vettura sicuramente valida, ma nulla più. Difficile quindi che possa spuntare un premio di prezzo significativo rispetto a vetture prodotte localmente.
Inoltre, un grosso punto di domanda riguarda la tecnologia impiegata. È vero che le batterie saranno prodotte da Beijing National Battery Technology, posseduta dallo stesso gruppo della Nevs, e che sul sito della casa si parla di veicoli full-electric (EVs). Però in Cina al momento vengono incentivati maggiormente gli ibridi, e quindi limitarsi all’elettrico potrebbe voler dire rinunciare a una interessante prospettiva di mercato.
E, soprattutto, al momento non si hanno notizie di muletti in prova o di vetture in fase di test. Staremo a vedere. Ma è certo che Saab, dopo le traumatiche vicende societarie e soprattutto manageriali degli ultimi anni, di tutto ha bisogno meno che di programmi confusi e nebulosi.
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