Focus elettrica, perché Ford sembra non crederci

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Il primo passo dei veicoli elettrici in Europa di Ford non ci ha convinto, ecco perché

Ci aspettavamo di più. Dalla casa che ha inventato la motorizzazione di massa, ha offerto a tutti vetture comode e sicure a prezzi “popolari” e ha sempre cercato di “democratizzare” la tecnologia, ci aspettavamo di più. Almeno per quanto riguarda il mercato europeo e italiano.

Quando invece abbiamo visto il prezzo della Focus Electric, abbiamo pensato a un errore. Perchè 40.000 euro appaiono davvero tanti, troppi. Tanto da far pensare, andreottianamente, che sia stato fissato un prezzo così alto per non venderla. Per tenerla in gamma, per far diminuire le emissioni medie, ma senza diffonderla tra gli automobilisti.

I motivi di questa convinzione sono presto detti: la Focus Electric è la versione elettrificata di una vettura esistente, dotata di un motore elettrico da 107 kW e un pacco batterie agli ioni di litio da 23 kWh. L’auto c’era già, è “bastato” (le virgolette indicano un percorso comunque non facile) sostituire il motore termico con un elettrico e relativo pacco batterie.

La Focus electric è prima elettrica che il produttore americano porta in Europa, mentre negli Stati Uniti la gamma è decisamente più completa, con modelli elettrici e ibridi, che attendiamo giungano anche nel Vecchio Continente, sperando in un posizionamento diverso.

Ma vediamo come si può confrontare la Ford Focus elettrica con i principali concorrenti:

La Nissan Leaf, un progetto sicuramente più complesso e costoso, parte da 30.690 euro e arriva a circa 36.000 euro per le versioni con batteria. Con batterie a noleggio, i prezzi scendono di 7.000 euro. E ha un motore da 80 kW, batterie agli ioni di litio da 24 kWh e maggiore autonomia.

La Bmw i3, totalmente nuova e proposta da un marchio, Ford non ce ne voglia, più prestigioso, costa 36.500 euro con un motore più potente, un pacco batterie paragonabile e altrettanto dicasi per la dotazione.

Allineate al prezzo della Focus ci sono Chevrolet Volt e Opel Ampera. Altre auto poco diffuse, almeno in Europa, e pochissimo spinte dalle relative organizzazioni (vedere gli impietosi dati di vendita per confermare queste affermazioni) messe in listino anch’esse per ridurre le emissioni medie più che per diffondere una vera mobilità alternativa. Nonostante un progetto sulla carta molto valido.


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