Il Rapporto green economy 2013 mette in luce i settori strategici per il rilancio del nostro Paese e la mobilità sostenibile rappresenta un tassello fondamentale
Il Rapporto Green Economy 2013 è stato presentato ieri 27 febbraio dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile insieme con Enea, l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile, con sottotitolo molto esplicativo:“Un Green New Deal per l’Italia”.
Diviso in due sezioni, nella prima parte del Rapporto si affronta il panorama internazionale, concentrandosi particolarmente sulle prospettive per l’Europa, la seconda parte si focalizza invece sulla realtà italiana, dove – per citare alcuni dati significativi – il 68 per cento della popolazione vive in un ambiente urbano che produce in media il 75 per cento dei rifiuti, e dove si consuma dal 30 e al 60% in più di energia rispetto alla media europea (in particolare il riferimento è quello dei consumi delle abitazioni).
Ma tra i passaggi più importanti – citati anche in apertura di presentazione dal Commissario ENEA, Giovanni Lelli – ci sembra di ottimo auspicio quello sul contributo che i centri urbani possono offrire per l’economia del Paese, laddove siano in grado di pianificare il proprio sviluppo sulla base di una “eco-innovazione tecnologica e sistemica” e quindi di “offrire una migliore qualità della vita ai cittadini, e un più sostenibile utilizzo delle risorse energetiche e non energetiche”.
Insomma, sono proprio le città sensibili all’introduzione di nuove tecnologie “pulite”, aperte alla concretizzazione di nuove idee per la gestione del traffico, e che si impegnano a incentivare il ricorso a mezzi non inquinanti (non solo auto elettriche ma anche per esempio le biciclette o i mezzi pubblici) che rappresentano una “formidabile spinta propulsiva a un New Deal legato alla Green Economy”.
C’è molto da fare. Il problema è che purtroppo l’Italia – pur con qualche eccezione – deve ancora percorrere parecchia strada prima di potersi dire a buon punto nell’adozione su scala nazionale della mobilità a basso impatto ambientale. I buoni voti, in questo senso, arrivano da Euromobility (l’associazione italiana dei mobility manager) per città come Milano, Torino, Brescia e Parma, che vengono citate per il buon livello dei trasporti pubblici e dei servizi di bike e car sharing offerti. Con Torino che primeggia soprattutto per quanto riguarda il parco veicoli più ecologico della media italiana.
Mentre si deve fare ancora molta strada per quanto riguarda le piste ciclabili: nelle aree urbane la loro densità è il 6% rispetto a quella delle auto. E anche per quanto riguarda gli investimenti nel trasporto pubblico. Il Fondo per la mobilità sostenibile (200 milioni di euro stanziati dal Ministero dell’Ambiente) ha smosso un po’ le acque, e le 14 aree metropolitane e i 96 comuni destinatari del Fondo hanno cominciato ad agire. Ma siamo ancora a soli 200 km di metropolitana (in sole 6 città d’Italia) e a percentuali disarmanti sull’utilizzo dei mezzi pubblici: negli spostamenti in un raggio di 50km e superiori ai 5 minuti, solo il 15% delle persone utilizza il TPL. Segno che c’è ancora molto da fare anche a livello culturale.