I risvolti sociali del servizio di car sharing che unisce centro e periferia, ma allontana dai mezzi pubblici. Ma andare in città con la Bluecar è un’altra cosa
E’ uno dei veicoli di diffusione dell’auto elettrica. Un mercato dove questo tipo di auto hanno un impatto significativo e che sta moltiplicando le esperienze in tutta Europa. Il servizio di car sharing più importante è quello francese di Autolib.
Aperto nel 2011 a Parigi, a giugno dello scorso anno aveva totalizzato 1.740 Bluecar (le auto elettriche che in realtà sono color argento), 600 stazioni di scambio e parcheggio, quasi tremila punti di ricarica. L’obiettivo è di raggiungere la quota di tremila auto con 1.100 stazioni e cinquemila punti di ricarica entro il 2013.
Dalla fondazione sono circa 70.000 i clienti del servizio che a regime, secondo le stime, dovrebbe portare a una riduzione del parco di auto private di circa 22.500 veicoli con l’equivalente di 164.500.000 chilomentri percorsi in un anno da auto più inquinanti.
Modellato sull’analogo servizio Velib per le biciclette, Autolib è di proprietà del miliardario francese Vincent Bolloré che ha investito due miliardi di euro nella tecnologia per i veicoli elettrici.
Secondo i sostenitori del progetto, racconta un articolo del Chicago Tribune, oltre che per l’inquinamento Autolib sarebbe utile anche per abbattere le barriere sociali e fisiche tra i due milioni di abitanti benestanti del centro di Parigi e gli otto milioni che vivono nella “banlieue”, la periferia parigina. “C’è stato un tempo in cui i parigini pensavano alla banlieue come il luogo dove mandare la loro spazzatura o costruire cimiteri”, ha detto Julien Bargeton, l’assessore ai trasporti parigino. “Oggi però questo rapporto sta cambiando e un terzo di tutti i viaggi in auto elettriche hanno luogo tra Parigi e la sua periferia”.
Affermazioni da prendere con le pinze, ma è indubbio il successo del progetto che utilizza mini berline a quattro posti, firmate Pininfarina e prodotte dalla torinese Cecomp.
Autolib non ha però intenzione di fermarsi a Parigi. Quest’anno la società prevede di lanciare il sistema a Bordeaux e Lione e si parla anche di una grande città fuori dalla Francia.
Il costo dell’abbonamento annuale è di 144 euro e gli utenti pagano 5 euro per mezz’ora di utilizzo. Secondo i critici lo svantaggio del sistema è che non contribuisce a liberare le strade di Parigi dal traffico, mentre i cittadini dovrebbero essere spinti a utilizzare i mezzi pubblici.
Ma le statistiche dicono che un terzo degli utenti del servizio che possiedono vetture sono pronti a venderle o a non sostituirle quando arriverà il momento dello sfasciacarrozze
E Habib, un giovane pilota, racconta che “E ‘un sogno smettere di usare la sanguinosa Rer (il metro parigino che copre anche la cintura parigina, ndr). Le macchine sono pulite, si può uscire con gli amici fino a tardi e non apparire come un perdente che prende il treno per tornare a per provincia”.
Comodità e status symbol.